Shiatsu e autismo
“E’ proprio con i soggetti autistici che il trattamento Shiatsu si pone come la condizione di benessere per eccellenza, abbattendo le barriere delle difficoltà. L’assenza di reciprocità sociale, le rigidità cognitive, le difficoltà a percepirsi come identità strutturata, vengono colmate dalla relazione più antica e primordiale che esiste: il contatto, il bisogno che tutti gli esseri umani da quando esistono ricercano verso gli altri e per se stessi.
Quel particolare contatto eseguito dal praticante e che avvicina il ricevente alla propria identità, alle proprie percezioni verso il mondo esterno e verso se stesso. Quel tocco che nella sua straordinaria semplicità è ricco di significati che parlano di cura; che attraversa le barriere della disabilità per arrivare ad essere percepito come fonte di benessere anche da chi non è in grado di codificare correttamente ciò che avviene attorno a sé.
E allora si instaura anche una reciprocità sociale che porta il ricevente a cercare il tocco dello shiatsuka ed a guidarne le mani per farsi trattare alcune zone piuttosto che altre. A volte le loro difficoltà sensoriali li portano a ricercare un contatto non adeguato: troppo intenso, troppo rapido, inappropriato, ma che per loro in quel momento è la tacita richiesta di colmare un bisogno. Lo shiatsu accoglie e colma questo bisogno portando la relazione a livelli più adeguati, infondendo sicurezza e stabilità in chi lo riceve.
Si osserva allora il cambiamento dei riceventi: la loro postura rilassata, l’interazione dello sguardo, l’accettazione di quel contatto insolito, perché diverso da quello a cui sono abituati, se non sconosciuto, la loro flessibilità nell’uscire dalle stereotipie e accettare di fatto qualcosa di ignoto ed incomprensibile a livello cognitivo ma fonte di benessere ad un livello più profondo.”
Trovo queste parole della collega Monica Balducci perfette per descrivere anche la mia esperienza con S. , bambino di 7 anni con disturbo dello spettro autistico. Ho conosciuto S. lo scorso marzo, in occasione della festa del papà e proprio suo papà lo accompagna sempre per il trattamento shiatsu settimanale. Nel 2021 S. aveva avuto ottimi risultati con la riflessologia plantare e proprio i piedi rappresentano ancora per la maggior parte del trattamento la porta d’accesso che lascia aperta per essere contattato. S. è un ricevente sfuggente che alterna momenti in cui accetta il contatto a momenti in cui fugge letteralmente dal futon! Le nostre sedute mi portano continuamente a ricercare nuove modalità per aiutarlo a trovare un canale sereno e sicuro per esprimere i suoi bisogni. Nelle poche occasioni in cui mi ha permesso di contattarlo sul torace, centro della sua emotività, le sue reazioni sono sempre state forti e accompagnate a volte da un pianto disperato di sfogo. Dopo ognuno di quegli eventi sentivo che mi permetteva di “avvicinarmi” di più a lui, facendosi abbracciare o stringendomi le guance. E’ difficile affermare con certezza dei progressi stabili poichè il percorso non è mai lineare ma sicuramente rispetto alle nostre prime sedute ora S. riconosce la sala shiatsu come un luogo familiare e collegato al benessere. Appena arriva a studio si precipita subito sul futon, in molti momenti il tocco dello shiatsu gli trasmette la quiete per fermarsi a guardarmi negli occhi e interagire prendendo le mie mani e posandole nei punti dove vuole essere toccato, a volte si addormenta. Per me questo è un grande risultato e S. sta rappresentando per me un grande Maestro che mi stimola a migliorare nella qualità della presenza e nel seguire le mie intuizioni.